Artist Name
Cher
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Origin
flag Los Angeles, California, USA

Genre
genre icon Pop

Style
style icon Rock/Pop

Mood
mood icon Gritty

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Alternate Name
Cherilyn Sarkisian LaPiere

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Love Hurts



Artist Biography
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Cheryl Sarkisian La Pierre, in arte Cher (nata il 20 maggio 1946 a El Centro, California) è una cantante, attrice, autrice, regista, e, come ama definirsi, una “entertainer” statunitense. Nella sua lunga carriera ha venduto milioni di copie, ha avuto successo in televisione, ha vinto un Oscar come miglior attrice, un Grammy, un Emmy, 3 Golden Globes, oltre a molti altri premi internazionali.
E’ entrata a far parte del mondo della musica negli anni 60 esordendo in coppia con il marito Sonny Bono con cui forma il duo Sonny & Cher. Successivamente, grazie alle sue grandi doti, Cher ha trovato la sua strada come solista, realizzando 26 album, un numero infinito di raccolte e compilation, scalando le classifiche internazionali, vendendo oltre 100 milioni di dischi e posizionandosi tra le rock-star più ricche del pianeta.
Nel 1999, grazie al grandioso successo di Believe, è stata definita una delle artiste di maggior successo, avendo almeno una canzone nelle Top Ten mondiali in 4 decadi differenti, negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta. La canzone Believe resta il singolo più venduto in assoluto da una donna.
Cher, oltre ad essere stata una star televisa grazie a The Sonny & Cher Comedy Hour e The Cher show, negli anni 80 si è cimentata con grande passione al cinema, riscuotendo grandi applausi anche in questo campo. Nel 1988, per l’interpretazione di Loretta in Stregata dalla luna, Cher ha vinto l’Oscar come Miglior attrice protagonista.
Nel 2008 Cher dovrebbe ancora esibirsi dal vivo a Las Vegas, nel prestigioso Caesar Hotel, e molte voci sembrano riferire che si sta preparando un palco speciale apposta per la sua esibizione.
Nel frattempo, i fan aspettano con ansia che Cher produca un nuovo album, forse previsto per il 2007.
In una carriera che ormai ha oltrepassato i 40 anni, Cher è diventata una vera icona della cultura pop mondiale, e una delle più grandi artiste di tutti i tempi.
Cher nasce ad El Centro, California, il 20 maggio 1946. Figlia dell’attrice e modella di origini Cherookee, Jakie Jean Crouch (in arte Georgia Holt) e di un rifugiato armeno, John Sarkisian, la giovane Cher non ha vita facile: il padre abbandona la famiglia molto presto, e Cher vive con la madre un periodo di grosse difficoltà economiche. Georgia si risposa diverse volte, e dalla relazione con John Southall nasce Georganne. Entrambe le sorelle verranno successivamente adottate dal successivo marito di Georgia, Gilbert La Pierre, da cui Cher acquisirà il secondo cognome.
Cher ha un carattere introverso, è diversa dalla madre e dalla sorella, ma soprattutto è da subito un’anima independente, sognatrice, timida ma caparbia, che già all’età di 14 anni si diverte ad esercitarsi con il suo stesso autografo, sognando un futuro come attrice. Segue alcune lezioni di recitazione, ma non molto tempo dopo abbandona gli studi, cercando un lavoro che la porti fuori da casa.
Cher incontra per la prima volta Salvatore Phillip Bono, per gli amici Sonny, all’età di 16 anni in un bar di Los Angeles nel novembre del 1962. Sonny, che a quell’epoca ha 27 anni, lavora per il leggendario Philip Spector ai Gold Star Studios di Hollywood. Sonny e Cher diventano presto amici, poi dopo alcune vicende la coppia diventa sempre più affiatata e Cher va a convivere con Sonny all’insaputa della madre. Sonny è affascinato dalla sua giovane compagna, ma soprattutto è attratto dalla sua voce: Cher infatti dimostra di avere delle eccellenti doti canore e una voce inusuale, calda è quasi maschile.
Un giorno Cherilyn segue Sonny presso i Gold Star Studios e, durante una registrazione, viene messa al posto di una corista che era assente. La sua voce attira l’attenzione di Spector: durante il 1964, Cher viene reclutata come corista, partecipando ad alcuni dei più grandi successi di quel periodo: Be My Baby del gruppo The Ronettes, Da Doo Ron Ron dei Crystals e You’Ve Lost That Lovin’ Feelin’ del gruppo Righteous Brothers.
Sonny, eccitato dall’esperienza da corista di Cher, sogna di lanciarla al successo come cantante solista. Da quel momento Cherilyn, con lo pseudonimo di Bonnie Jo Mason, incide qualche canzone che si limita a promo per le radio. Il primo singolo ad essere inciso è Ringo, I Love You, inno pro-Beatles che, grazie ad una certa ambiguità sessuale dal punto di vista canoro-stilistico, non riceve nessun riscontro commerciale e radiofonico . Maggiore attenzione la riscontra la canzone Dream Baby, realizzata con il nome di Cherilyn. Il brano viene passato in radio durante il 1964.
Nel frattempo, Sonny continua la sua attività di autore di canzoni, preparando, a sua insaputa, alcuni dei più grandi successi del ventesimo secolo. La prima incarnazione del duo Sonny & Cher avviene nel duo Caesar & Cleo, trasposizione della celebre coppia Cesare e Cleopatra. Il duo comincia a ricevere attenzione grazie a canzoni come Do You Wanna Dance, Love Is Strange e Le The Goodtimes Roll.
Ma il vero successo arriva l’anno successivo, nel 1965. Sonny & Cher realizzano il loro primo album nell’agosto del 1965, raccogliendo un enorme successo e diventando icone pop per eccellenza. La Gran Bretagna è il primo stato ad accogliere questo fenomeno musicale con esultanza: il primo singolo, “I Got You Babe” entra al numero 1 delle classifiche, scavalcando nomi quali Rolling Stones e Beatles. Lo stesso avviene qualche settimana più tardi in America.
La canzone “I Got You Babe” vende più di 2 milioni di copie solo in America, e ancora oggi rimane indelebilmente uno dei pezzi simbolo del pop-folk e del pensiero anni Sessanta.
Nello stesso periodo, Sonny & Cher piazzano ben 5 pezzi nella Top 40 americana, e vengono acclamati da un grandissimo numero di fan in tutto il globo. Le loro canzoni, la loro moda, la bellezza esotica di Cher diventano elementi di grande importanza nella cultura pop di quegli anni, e il loro nome appare costantemente sui giornali e sulle riviste.
Le loro apparizioni televisive diventano sempre più frequenti: partecipano infatti a programmi di spicco quali The Ed Sullivan Show , Top of the Pops, Hullabaloo e tanti altri.
Nello stesso momento, Cher è pronta per lanciare una sua carriera da solista: incide All I Really Want To Do, album che debutta al numero #16 di Billboard e che resta in classifica per circa 6 mesi. L’album contiene la cover di All I Really Want To Do di Bob Dylan, che diventa subito un successo, posizionandosi al numero #15 di Billboard.
In classifica entrano anche canzoni come “Where Do You Go” (#25), “Alfie” (#32, 1966), “You Better Sit Down Kids” (#9, 1967).
Uno dei più grandi successi di quel periodo resta comunque “Bang Bang (My Baby Shot Me Down)” (#2, 1966), che vende più di un milione di copie e che viene seguito da cover di un numero svariato di artisti, anche italiani.
Cher, con il suo inconfondibile stile nel vestire e nell’interpretare canzoni, con i suo lunghi capelli neri, il suo trucco pesante e il suo ombelico scoperto, diventa ben presto un’icona per la generazione hippie e per la cultura americana di quegli anni. Tutti ammirano il suo fascino un pò tenebroso e il suo sguardo attento, e i giovani la copiano e emulano in continuazione. E’ solo l’inizio, in realtà.
Altri successi arrivano grazie al duo Sonny & Cher, ma le cose cominciano a prendere un’altra direzione. Nel 1967 “The Beat Goes On” entra al numero #6 della classifica Billboard, ma l’album In Case You’re In Love, in cui è contenuto il brano di successo, fallisce il compito di entrare nella Top 40, e si ferma al numero 45.
La moda musicale cambia repentinamente: l’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles rivoluziona l’intera idea di rock ‘n roll, subentrano nuovi strumenti e nuove mode. Il 1968 è l’anno dell’amore libero, seguito da Woodstock e dalle esaltazioni portate dall’uso di droghe e di alcoolici.
Sonny & Cher, contro qualsiasi forma di droga, restano in disparte a guardare il cambiamento. Sonny non è in grado di scrivere canzoni che stiano al passo coi tempi, i suoi motivi pop legati all’amore e alle relazioni personali non sono più in grado di far vendere dischi. Investe tutto il denaro nel film “Good Times”, ma l’iniziativa risulta un autentico flop.
Un fatto da sottolineare è che per l’America Sonny & Cher erano già una coppia sposata al loro esordio nel 1965, in realtà le cose sono ben diverse: il duo infatti si unisce in matrimonio nel 1968 con una cerimonia veloce a Las Vegas, dopo uno spettacolo tenuto in uno degli hotel. L’ultimo album di Cher ad entrare in classifica negli anni 60 è With Love, che entra al numero #47 di Billboard.
I tentativi successivi sono un fallimento: segue infatti l’album Backstage, che non ha fortuna. Sonny è deciso a fare di Cher un’attrice: per questo motivo, con i soldi rimanenti, produce Chastity, diretto da Alessio De Paulo, che si rivela un altro fallimento commerciale. C’è sicuramente qualcosa di evidente nel modo drammatico di recitare di Cher, ma nessuno se ne accorgerà fino agli anni Ottanta.
Il progetto più ambizioso degli anni Sessanta di Cher come solista, 3614 Jackson Highway, uscito nel 1969, si rivela un flop inaspettato dalla cantante dal punto di vista commerciale. La voce di Cher, però, mostra già maggiore maturità e la cantante propone ancora una volta le sue capacità poliedriche nell’interpretare successi di altri artisti. L’album è definito da molti uno dei pezzi di maggiore successo in senso strettamente artistico.
Intanto nel 1969, dalla coppia nasce Chastity Sun Bono, che negli anni successivi apparirirà in televisione insieme ai genitori nella “Sonny & Cher Comedy Hour”.
Nel 1970 Sonny & Cher cercano di risalire lentamente la china, costretti a fare da spalla ad altri cantanti come Pat Boone nei night club di Las Vegas. Il loro modo di comunicare, quel loro mix di humor e ironia, quel gioco di ruoli, in cui Cher è la “donna dal sopracciglio alzato” e dalla lingua lunga e Sonny il marito soggiogato dalla moglie, attira sera dopo sera un numero sempre più folto di spettatori. La gente corre per vederli cantare, ma soprattutto per ridere della loro nuova maniera comunicativa.
Con il loro nuovo stile, Merv Griffin, nel 1971, decide di farli partecipare per una settimana al suo The Merv Griffin Show sulla CBS-TV, attirando l’attenzione del direttore esecutivo Fred Silverman, che decide di stipulare un contratto con il duo, creando uno dei programmi di maggiore successo degli anni 70: The Sonny & Cher Comedy Hour.
L’avventura televisiva comincia domenica 1 agosto 1971 come sostituzione ad un altro programma serale, e diventa immediatamente un successo. I produttori decidono di spostare il programma in prima serata, e la soluzione si rivela vincente. Milioni di spettatori, sera dopo sera, sono attirati dal stravagante show della coppia, ma soprattutto dalla bellezza di Cher: lasciati i pantaloni da indiana, la frangia e il trucco pesante, Cher si ripresenta al pubblico come donna affascinante, ricca di stile, fascino e glamour.
La cantante si presenta in scena con i famosi abiti di Bob Mackie, stilista che la seguirà per tutto il resto della sua carriera, rendendola unica e ammirata (oppure criticata, dipende dal punto di vista) in tutto il mondo.
Lo show entra direttamente nella Top 10 dei programmi più seguiti, e ci resta fino al 1974. Allo show partecipano numerose guest star: Chuck Berry, Carol Burnett, George Burns, Glen Campbell, Dick Clark, Tony Curtis, Bobby Darin, Phyllis Diller, Merv Griffin, The Jackson Five, Jerry Lee Lewis, Liberace, Steve Martin, Ronald Reagan, Burt Reynolds, Neil Sedaka, Dinah Shore, The Supremes, Sally Struthers, The Righteous Brothers, Racquel Welch e tanti altri.
Nella seconda metà del 1971, Sonny & Cher realizzano il loro primo album dal vivo, registrato a Las Vegas. Il loro successo, come previsto, si ripresenta al volo: il nuovo LP vende più di 500.000 copie in America, posizionandosi al numero #35 di Billboard.
Grazie al successo televisivo, Sonny & Cher tornano in studio e registrano All I Ever Need Is You, album che contiene il pezzo omonimo: la canzone si piazza al numero #7 e l’album al numero #14 della classifica di Billboard nel 1972.
Ma è Cher a far da padrona sulla scena musicale durante il 1971 e il 1972: sotto la direzione artistica di Snuff Garrett, prodotture discografico, la cantante, a 25 anni, registra “Gypsys, tramps & thieves”, brano che tutt’ora è considerato un’icona del pop, che fila diritto al numero 1# in America e al numero 4# in Inghilterra, superando il milione di copie vendute.
Mentra la serie televisiva procede a gonfie vele, Cher registrerà 5 album come solista e 2 album in coppia con Sonny. L’album Cher, ribattezzato Gypsys, tramps & thieves dopo il successo della canzone omonima, che vende più di un milione di copie (e da cui sarà estratto un altro successo della cantante, “The Way Of Love”, #7 in America); il già citato All I Ever Need Is You con Sonny; Foxy Lady(#43 in America), che contiene hit quali “Living In A House Divided” (#22 in America) e “Dont Hide Your Love”; Mama Was A Rock & Roll Singer, Papa Used To Write All Her Song, con Sonny, un vero e proprio disastro discografico in tutti i sensi; Bittersweet White Light, un album di canzoni standard americane, in cui Cher mette tutta se stessa ma che fallisce nelle charts (entra infatti solo al numero 160 di Billboard senza produrre nemmeno una hit) e infine, Half Breed(numero #28 di Billboard e più di un milione di copie vendute) e Dark lady, lavori che stabilizzano del tutto il successo commerciale di Cher: dal primo album viene estratta la canzone autobiografica “Half breed” che piomba al numero 1 della classifica americana nell’ottobre del 1973 e “Carousel Man”; dal secondo, l’ultimo grande successo della serie, “Dark Lady”, che raggiunge di nuovo il numero 1 della Billboard Hot 100, vendendo più di un milione di copie nel 1974.
Le cose però stanno già cambiando rapidamente alla fine del 1973: Sonny & Cher hanno successo come coppia dello spettacolo, ma il loro matrimonio entra presto in crisi. Sonny ha già rapporti amorosi con un’altra donna, e presto Cher si avvicinerà al produttore David Geffen con cui successivamente avrà una relazione.
La coppia continua lo show televisivo fino al 1974, ma poi Cher decide di rompere il contratto e sciogliere il duo definitivamente, mentre “The Sonny & Cher Comedy Hour” è ancora nella Top 10 dei più visti in America.
Il divorzio viene ufficializzato il 27 giugno 1975, e l’America prende molto male la situazione: Cher, con la sua voglia d’indipendenza, ha sciolto “gli sposi d’America” e questo non gli sarà perdonato per molto tempo. La sua immagine diventa oggetto di scherno su molte riviste nazionali, la sua carriera sembra definitivamente compromessa.
Ma Cher ora ha tra le mani le sue decisioni, e fa di tutto per tornare a galla. Crea il suo show televisivo personale, che debutta nel febbraio del 1975. Anche in questo caso, Cher si presenta con i suoi abiti firmati da Bob Mackie, con la sua stravaganza,ironia e bravura. Allo show partecipano guest star come Frankie Avalon, Muhammed Ali, Raymond Burr, Ruth Buzzi, Charo, Barbara Eden, Farrah Fawcett, Terri Garr, Bob Hope, Don Knotts, Jerry Lewis, Tony Orlando, The Osmonds, Debbie Reynolds, The Smothers Brothers, Tina Turner, Twiggy, Bette Midler, Flip Wilson e altri. Lo spettacolo è cancellato dopo la seconda stagione, ma figura comunque nella Top 25 di fine anno.
Cher viene convinta a ritentare il successo nel duo Sonny & Cher nel 1976 con “The Sonny & Cher Show”: l’inizio sembra promettente, ma presto il pubblico non apprezza più la formula della “coppia di divorziati d’America” e gli ascolti calano dopo la seconda serie.
La carriera musicale continua con alcuni album sperimentali: Stars, in cui Cher mette tutta se stessa, giocando con una voce consapevole e un timbro tutto nuovo e maneggiando con grande stile il rock che le è sempre stato a cuore, I’D Rather Believe In You, album ben fatto che però rappresenta un passo indietro rispetto a Stars e infine Cherished, prodotto da Snuff Garrett, che vorrebbe emulare i vecchi successi. Purtroppo la critica boccia i lavori di Cher, il pubblico pian piano si dimentica delle sue canzoni e della sua voce e per 4 anni di seguito la cantante colleziona insuccessi a non finire. Nel 1976 conosceGregg Allman, componente della The Allman Brothers Band. Insieme, Gregg e Cher incidono un disco Two The Hard Way, con lo pseudonimo di Allman & Woman, che rappresenta un altro insuccesso commerciale. Dalla loro unione nasce Elijah Blue Allman. Il matrimonio è destinato a non durare a lungo, finirà infatti nel 1978.
Dopo il secondo divorzio Cherilyn fa cancellare all’anagrafe i suoi cognomi, Bono e Allman, diventando semplicemente Cher e sottolineando la sua indipendenza. La carriera prosegue quindi con un importante album per la sua carriera, Take Me Home, un lavoro dance che la rilancia nelle Top 10: il singolo omonimo entra infatti al numero 8 di Billboard, e l’album vende più 500.000 copie in America. Cher si ricarica di energia e ricomincia a cantare dal vivo negli hotel di Las Vegas. Il suo nome riappare trionfante su giornali e riviste, la sua voce ritrova energia ed espressività.
Dopo aver ricevuto consensi di pubblico e successi commerciali con Take Me Home, la carriera di Cher sembra prendere di nuovo una brutta piega: per fortuna ci sarà il cinema a sistemare ogni cosa.
Nel 1980, all’età di 34 anni, Cher decide di creare una band dal filone rock-punk-new wave con l’allora fidanzato chitarrista Les Dudek; da questa idea nascono i Black Rose e un album che porta lo stesso nome. La presenza di Cher nella band non è affatto pubblicizzata, il nuovo progetto resta all’oscuro di molti fan della cantante, e le vendite dell’LP sono quasi inesistenti. Cher è comunque eccitata dalla sua vena rock, e nel 1982, dopo aver sciolto i Black Rose, registra un altro album da solista, intitolato I Paralyze. Anche con diverse apparizioni televisive, il nuovo lavoro viene pesantemente criticato e non vende una copia.
Cher, stanca e amareggiata, appende il microfono al chiodo, decisa ad intraprendere la strada di attrice. E’ dura riuscire a trovare un ingaggio, per molti Cher è un personaggio “troppo poco serio” per gli standard cinematografici, ed è “troppo cantante” per potersi cimentare in qualche ruolo sul grande schermo.
Grazie ad una casualità, Cher, trasferitasi a New York, riesce ad ottenere un provino da Rober Altman che la ingaggia a teatro in Come Back To The Five And Dime, Jimmy Dean, Jimmy Dean. La sua interpretazione di Sissy viene acclamata dalla critica, e successivamente Mike Nichols le offre la parte di Dolly nel film Silkwood, accanto a Meryl Streep e Kurt Russel. Il suo è un trionfo, la sua interpretazione le porta la prima candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista. Per lo stesso film, l’attrice vince un Golden Globe.
Il suo ruolo successivo, nel 1985, le viene offerto da Peter Bodganovich nel film Mask. La sua toccante interpretazione, la porta ad ottenere grandi recensioni e una Palma D’oro a Cannes come migliore attrice protagonista.
È però il 1987 l’anno della sua vittoria decisiva nel mondo dello spettacolo.
Recita in 3 film differenti: Le streghe di Eastwick, con Jack Nicholson, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer, diretto da Miller, Suspect, con Dannis Quaid e infine Stregata dalla luna con Nicholas Cage e Olympia Dukakis, per la regia di Norman Jewison. Finalmente, dopo essere stata acclamata da pubblico e critica, nel 1988 Cher, radiosa e sorridente, sale sul palco per ricevere nelle sue mani “il suo uomo”, la statuetta dell’Oscar come miglior attrice protagonista.
All’età di 41 anni, Cher, spinta e incoraggiata dal guru musicale John Kalodner, decide di tornare alla musica con un album rock ben riuscito, dal semplice nome Cher, a cui collaborano artisti del calibro di Bon Jovi, Richie Sambora, Diane Warren, Desmond Child e Michael Bolton. Il successo ritorna anche in questo campo: il primo singolo estratto “I Found Someone”, fa breccia nelle radio americane e inglesi, ed entra in classifica rispettivamente al numero #10 e al numero #5, vendendo più di un milione di copie. Altri singoli vengono estratti dallo stesso LP, quali “We All Sleep Alone” (#14, US; #47, UK) e “Skin Deep (#79 in America). L’album entra al numero 32 in America e 26 in Inghilterra, vendendo più di due milioni di copie e diventando uno dei best seller della carriera di Cher.
La diva ha finalmente trovato il giusto equilibrio, i giornali non smettono di parlare di lei, mettendola costantemente in copertina e intervistandola in ogni angolo del globo. Il successone, dopo molta fatica per farsi accettare, soprattutto dalla critica, è arrivato.
Musicalmente, il suo grande trionfo avviene però nel 1989, con il multiplatinato album Heart Of Stone. Seguendo la stessa formula di Cher, ma con maggiore equilibrio vocale e di produzione, il nuovo lavoro scala le classifiche mondiali, piazzandosi al numero 10 in America e al numero 7 in Inghilterra, e vendendo 4.5 milioni di copie. A oggi, si calcola che l’album abbia quasi toccato quota 6 milioni di copie vendute.
Da questo grande lavoro, acclamato da pubblico e critica, escono una serie di hit da classifica: l’apripista, in America, è After All, duetto con Peter Cetera e colonna sonora del film Chances Are, che entra nella Billboard Hot 100 e vende più di un milione di copie. Ma il vero successo è “If I Could Turn Back Time”, canzone accompagnata da un video mozzafiato in cui Cher si scatena con un abito scoprente su una nave colma di marinai in visibilio (il video sarà ben presto bannato da MTV alla fine del 1989). Il pezzo, una ballata rock travolgente, si piazza al numero 3 in America e al numero 6 in Inghilterra, ed entra al numero 1 in Nuova Zelanda, diventando uno dei cavalli di battaglia della diva e vendendo circa 2 milioni di copie.
Seguono altri successi, quali “Just Like Jesse James” (#8 in US, #11 UK), “Heart Of Stone” e “You Wouldn’t Know Love”.
Cher finisce gli anni 80 con un tour, l’Heart Of Stone Tour che la porta di nuovo in concerto dopo 8 anni, mietendo successi e riscuotendo il tutto esaurito in gran parte del globo. A quell’epoca, molti pensarono che sarebbe stato il suo ultimo live.
Dopo un piccolo periodo di stanchezza, Cher decide di tornare davanti alla telecamera. Tra il 1989 e il 1990 sono diverse le parti che le vengono offerte ma che lei rifiuta inesorabilmente: basti immaginare che le fu offerto un ruolo nel film La Guerra Dei Roses, il ruolo di Morticia nella Famiglia Addams e il ruolo di Thelma in Thelma & Louise. Si può solo immaginare che effetto avrebbero fatto questi progetti sulla sua carriera: Cher infatti opta per un film di minore impatto, Sirenecon Winona Ryder, Bob Hoskins e Christina Ricci. Il progetto inizialmente non decolla, avviene infatti un triplice cambio di regia, e alla fine tutto passo nelle mani di Richard Benjamin.
Gli incassi non saranno notevoli, soprattutto in America, ma il film avrà comunque un grande successo di cassetta negli anni successivi, soprattutto grazie alla presenza della stessa Cher. Grazie a questo film, Cher registra la canzone pop “The Shoop Shoop Song (It’s In His Kiss”, cover di un classico di Betty Everett, ed è subito successo in Europa. Questo singolo balza subito al numero 1 in Inghilterra, restandoci per ben 5 settimane e vendendo milioni di copie. Lo stesso avviene nel continente europeo.
L’album che segue, Love Hurts, entra direttamente al numero 1 della classifica inglese, restandoci per 6 settimane. Già alla fine del 1991, l’ultimo lavoro di Cher ha già venduto 1 milioni di copie solo in Gran Bretagna.
L’ultimo album in studio per la Geffen company però non esalta il pubblico americano: si piazza infatti solo al numero 48, e vende circa 500.000 copie. Il singolo “The Shoop Shoop Song” non ha la stessa fortunata sorte in America, raggiunge infatti solo il numero 33 di Billboard.
Love Hurts ha comunque la fortuna di piazzare diversi singoli in classifica, riscuotendo grande successo nel mercato inglese: “Love & Understanding” ( #10 in UK, 17# in USA), “Save Up All Your Tears” (#37 in UK, #37 in USA), “Love Hurts” (#43 in UK), “Could’ve Beeen You” (#31 in UK), “When Lovers Become Strangers” e “When Love Calls Your Name”.
L’attenzione americana verso Cher pian piano si raffredda, passeranno infatti almeno 7 anni prima che la diva torni al top delle classifiche di Billboard.
Nel frattempo, i tabloid riempiono le loro pagine con notizie riguardanti la sua chirurgia estetica: già negli anni 80, Cher, stanca del suo naso e dei denti storti, si sottopone ad alcuni interventi, presentandosi in una nuova veste. Durante gli anni 90, i pettegolezzi sulle sue presunte operazioni diventano sempre più insistenti: i maligni vociferano che Cher si sia rifatta, oltre al seno e il naso, anche l’addome, i glutei, le guance e si sia fatta esportare due costole per rendere sottile il suo girovita. Sempre fedele a se stessa ma soprattutto sempre sincera e onesta quando si tratta di parlare delle sue scelte, Cher non ha mai negato di essere stata sotto i ferri, ma ha sempre smentito le esagerazioni sul suo conto.
Nel 1992, la diva completa i suoi successi con la Geffen pubblicando la raccolta Cher’s Greatest Hits 1965/ 1992 solo sul mercato inglese ed europeo. E’ di nuovo un successone, l’album, che contiene tre canzoni inedite, balza al numero 1, superando i 3 milioni di copie vendute, e diventando, per il momento, l’album di maggiore successo in Europa nella carriera della cantante. In Europa, Cher non può più sbagliare, per l’America invece la situazione è ben diversa. Il suo Cher’s Greatest Hits, alla fine del 1992, è l’album più venduto da un’artista donna in Inghilterra.
Il successo però è destinato a svanire di nuovo, almeno per altri 3 anni. All’età di 46 anni, Cher è costretta a prendersi un periodo di riposo, a causa di una sindrome croninca da fatica, portata da un virus chiamato Epstein-Barr. Commette uno degli errori della sua carriera: accetta di promuovere una linea di cosmetici per l’amica Lori Davis e il suo prestigioso nome come attrice scompare automaticamente. I registi di Hollywood non la considerano più nei progetti cinematografici, Cher diventa elemento di scherno nei programmi televisivi americani. Nel 1993 la diva lancia un paio di VHS di fitness, mostrando come non è la chirurgia a tenerla in forma ma una serie di esercizi fisici e di allenamento giornaliero.
Robert Altman, che l’aveva diretta in Jimmy Dean nel 1982, la ripresenta come guest star in due film tra il 1993 e il 1994, The Player e Pret-A-Porter, con Sophia Loren e Mastroianni. Rinvigorita da cure omeopatiche e da molto riposo, Cher firma un contratto con la Warner Bros nel 1995 e pubblica uno dei suoi lavori più riusciti, It’s A Man’s World. L’album , un mix raffinato di pop e rock e di vecchi successi di artisti maschili, si presenta con una Cher in gran forma dal punto di vista vocale: scomparso il famoso “vibrato” delle interpretazioni precedenti, Cher sembra aver trovato una nuova vena espressiva, che rende il suo timbro inconfondibilmente caldo e fluido. Il primo singolo, “Walking In Memphis”, cover di una canzone di Marc Cohn, entra nelle classifiche inglesi al numero 10. L’album ha lo stesso immediato successo, infatti si piazza anch’esso al numero 10.
Il singolo successivo, “One By One”, raggiunge il numero 7 in Gran Bretagna, alzando le vendite dell’album. In Europa il ritorno di Cher viene accolto in maniera calorosa, lo stesso non si può dire dell’America.
In USA infatti, “It’s A Man’s World” viene presentato al pubblico in una veste remixata nel 1996, e con 3 pezzi in meno, e riesce ad ottenere solo il numero 64 delle charts di Billboard. Il primo singolo estratto, “One By One”, viene presentato in chiave R&B e non riscuote molto successo radiofonico: solo i remix dance riescono a far breccia nelle classifiche dei più ballati nelle discoteche, proponendo quello che sarà il prossimo cambiamento stilistico della diva. Lo stesso successo dance lo ottiene, nello stesso anno, il singolo “Paradise Is Here”, cover di una canzone di Tina Turner.
In Europa, oltre ai primi due singoli, vengono pubblicate altre canzoni, quali “Not Enough Love In The World” (#31 in UK), e “The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore” (#26 in UK). Si stima che l’album abbia venduto più di un milione di copie, anche se avrebbe sicuramente potuto ricevere molti più consensi commerciali.
Nel 1996 Cher si ripresenta come attrice nel poco acclamato Infedeli Per Sempre, di Paul Mazursky, con Ryan O’ Neal e Chazz Palminteri. Nello stesso anno, si cimenta dietro la cinepresa nel film Tre Vite Allo Specchio che ha come tema l’aborto e che si divide in 3 storie: l’ultimo episodio viene diretto e interpretato dalla stessa Cher, che ottiene diversi consensi. Il film-documento, che ha come titolo originale If These Walls Could Talk ed è interpretato da attrici come Demi Moore e Sissy Spacek viene trasmesso dalle reti HBO, riscuotendo un enorme successo e diventando il programma più visto in quel palinsesto televisivo.
Nel gennaio 1998, Sonny Bono muore in un incidente sciistico sulle montagne di Aspen. Cher, anche se è separata da Sonny da anni, viene chiamata ad affrontare uno dei momenti più commuoventi della sua vita personale: leggere l’elogio funebre per l’ex-marito, collega, amico. A lui dedica il successivo lavoro in studio, che diventerà anche il suo maggiore successo internazionale, Believe.
Registrato a Londra, l’album vede la diva tornare alla dance dopo 18 anni da Take Me Home, e con un team di produttori professionisti non molto famosi, assembla un mix perfetto per le radio e le classifiche di tutto il mondo.
Nel novembre del 1998, la canzone Believe entra direttamente al numero uno in 23 paesi diversi, vendendo milioni e milioni di copie. Nel gennaio del 1999, il singolo si catapulta al numero 1 della classifica Billboard americana per ben 4 settimane, diventando così il quinto singolo della diva ad arrivare in prima posizione.
In Inghilterra, “Believe” resta al numero 1 per ben 7 settimane, diventando la canzone più venduta di una donna nella storia della musica, e superando “I Will Always Love You” di Whitney Houston e “My Heart Will Go On” di Celine Dion.
L’album diventa rapidamente un best-seller in tutto il mondo, piazzandosi al numero 4 in America e al numero 8 in Inghilterra. Secondo le stime successive, l’album ha venduto più di 12 milioni di copie in tutto il mondo, diventando l’album più venduto nella carriera di Cher. All’età di 53 anni, Cher è la cantante donna più “vecchia” ad essere presente in classifica, ed entra nel primato per avere almeno una canzone nelle top ten mondiali in 4 decadi differenti (anni Sessanta, Settanta, Ottanta, Novanta).
Finalmente nel febbraio 1999, Cher vince il suo primo Grammy Award come Miglior Canzone Dance, dopo essere stata nominata in altra 4 categorie, incluso “Album dell’anno”. Tutti i singoli successivi sono un successo planetario, basti pensare a “Strong Enough” (#5 in UK) e “All Or Nothing” (#11 in UK).
Cher partecipa al Divas Live 1999, e si trova a dividere il palco con artisti quali Tina Turner, Elton John, Whitney Houston. Memorabile per la tv sarà proprio l’interpratazione di “Proud Mary” con Tina e Elton. Nello stesso periodo, Cher viene chiamata al Super Bowl per interpretare “The Star Spangled Banner”, l’inno americano.
Nelle sale mondiali intanto esce Un Tè Con Mussolini di Franco Zeffirelli, film acclamato da pubblico e critica, e che vede Cher a fianco di dame quali Maggie Smith, Joan Plowright e Judi Dench. Cavalcando l’onda del successo planetario, le diverse case discografiche in cui Cher ha prodotto i suoi lavori pubblicano una serie infinita di collection, riprendendo vecchi successi e riproponendoli in versione rimasterizzata.
Il maggiore successo commerciale lo ottiene però l’album dal semplice nome “The Greatest Hits”, uscito solo in Europa nel novembre 1999: la raccolta contiene 19 pezzi e un graditissimo remix di “Dov’è L’Amore” (che si piazza al numero 8 in Inghilterra) ed entra a testa alta in tutte le classifiche europee. Nel gennaio del 2000, l’album ha già venduto più di 3 milioni di copie in 2 mesi.
La diva pubblica anche la sua autobiografia, The First Time, dove racconto tutte le prime volte della sua vita: il libro vende rapidamente un sacco di copie, diventando un vero e proprio cult in America.
Grazie a “Believe”, Cher decide di tornare a cantare dal vivo: a giugno del 1999, la diva si imbarca in uno dei suoi tour più importanti, il “Do You Believe Tour”, che riscuote il tutto esaurito in giro per il mondo.
Cher è tornata così a far parlare di se: dopo una carriera di alti e bassi, ha dimostrato di saper gestire qualsiasi cosa, risollevandosi dalle cadute più forte di prima.
Nel 2000, Cher si ripresenta al pubblico internazionale con un album insolito, venduto solo su internet, Not.Com.Mercial. Il lavoro, contenente 10 brani tra cui 8 scritti dalla stessa cantante nel 1994, è sicuramente l’album più intimista mai registrato dalla diva e presenta la “vera” Cher, con le sue paure, le sue storie personali e il suo forte senso umano. L’album contiene una canzone dedicata a Kurt Cobain, scomparso proprio nell’anno della stesura dei testi, “The Fall (Kurt’s Blues)” e “Sisters Of Mercy”, che scatena alcune polemiche nell’ambiente religioso a causa del testo che si riferisce all’esperienza passata da Cher durante la sua infanzia.
Nello stesso anno Cher diventa una bambola Mattel: viene presentata nuovamente la “Barbie Cher” (dopo il primo prototipo degli anni 70) che fa subito furore vendendo un numero infinito di copie. Complice del successo di questa creazione è l’apparizione della cantante nel famoso telefilm [[Will & Grace]], un vero fenomeno culturale americano. Jack, uno dei bizzarri protagonisti della serie, in una scena memorabile stringe tra le mani proprio una bambola con le fattezze di Cher. Nella scena finale della puntata, la diva fa la sua apparizione creando uno degli sketch più indimenticabili di tutta la sit-com.
Nel 2001, Cher torna in sala di registrazione per lavorare al suo nuovo album, il “figlio di Believe”, come ironicamente è stato definito. L’album, che prenderà il nome di Living Proof, segue le fattezze dance-pop del lavoro precedente e si avvale di un team di collaboratori d’eccezione, strizzando fortemente l’occhio all’elettronica: in alcuni pezzi, la voce della cantante viene infatti coperta dagli effetti del vocoder in maniera più massiccia rispetto a “Believe”, creando sonorità più meccaniche e ricercate. Affiancata da strumenti fortemente elettronici, la voce di Cher si presenta ad uno dei suoi stati di grazia: lei stessa, in alcune interviste, riferirà: “Penso di aver cantato meglio in questo album che in tutti quelli della mia carriera”.
Il primo singolo estratto dal nuovo lavoro è “The Music’s No Good Without You”: il pezzo viene messo in commercio solo in terriorio europeo e l’impatto è immediato. Cher parte per un tour promozionale per tutta Europa, presentando il singolo in diversi palinsesti televisivi. Lanciato sul mercato musicale a novembre, la canzone scala subito le classifiche, raggiungendo il numero 8 in Inghilterra, il numero 1 in Russia e il numero 4 in Italia. La canzone è ballatissima nelle discoteche e riproposta in continuazione dalle radio. Living proof viene pubblicato a metà novembre, l’impatto è però sicuramente diverso rispetto a Believe. Entra a testa alta nelle classifiche europee ma senza un esito commerciale soddisfacente. La Warner europea pubblica solo un singolo successivo, “Alive Again”, che viene utilizzato per le Olimpiadi Invernali in Germania, riscuotendo un buon successo radiofonico. In mancanza di sponsorizzazione successiva, Living Proof esce dalle classifiche alla fine del 2001 avendo venduto circa 1 milione di copie in territorio europeo.
Nel gennaio del 2002, Cher si concentra sulla sponsorizzazione del primo singolo estratto in America, “Song For The Lonely”, dedicato alla tragedia dell’11 settembre, presentato agli “American Music Awards”. Per questo nuovo pezzo, la diva filma un video dedicato alla storia di New York, mostrando ogni tappa della costruzione della città fino ai giorni nostri. Cher, in grande forma, è acclamata dal pubblico ancora una volta, basti pensare che la sua nuova canzone viene accolta immediatamente nell’air play radiofonico, diventando un successo. A marzo viene pubblicato un maxi-singolo di “Song For The Lonely”, al posto di un singolo normale: Cher si piazza al numero uno nella classifica “Dance/Club Maxi-Single Sales” rimanendoci per 12 settimane. Nella Hot 100 di Billboard, invece, la canzone si piazza soltanto al numero 85. Grazie ai remix pubblicati per “Song For The Lonely”, la canzone è ballatissima nelle discoteche, e Cher si conferma ancora come artista dance del momento raggiungendo di nuovo la prima posizione.
Living Proof viene finalmente pubblicato in territorio americano, entrando direttamente al numero 9 di Billboard in aprile.
Nei primi mesi del 2002, Cher è dappertutto: in febbraio partecipa al “Love Rocks Valentine Day Celebration”, istituito da Bono Vox, cantando “I Got You Babe” in coppia con Michael Stipes dei R.E.M.e, nello stesso mese, partecipa al David Letterman Show, dove interpreta dal vivo “Song For The Lonely”; in marzo si presenta al Rosie O’Donnell Show, cantando di nuovo il suo singolo, e le reti VH1 mandano in onda uno speciale su di lei, Cher: Behind The Music; in aprile partecipa a programmi quali Oprah Show, dove viene lungamente intervistata e Jay Leno Show, dove interprata nuovamente il suo ultimo successo. Nel mese di maggio, Cher presenta il secondo singolo estratto da Living Proof, “A Different Kind Of Love Song” all’ American Bandstand 50th Anniversary Special sulle reti ABC. Anche il secondo maxi-singolo vende bene e si piazza di nuovo al numero 1 della dance chart di Billboard. Nello stesso periodo, la diva si ripresenta come guest-star in Will & Grace, interpretando Dio e proponendo uno sketch comico memorabile, naturalmente in coppia con Jack. Il 23 maggio, Cher è già sul palco a cantare dal vivo al Divas Live 2002, a fianco di Celine Dion, Mary J. Blige, Shakira, Anastacia e Dixie Chicks: indimenticabile è l’interpretazione di “If I Could Turn Back Time” in coppia con Cindy Lauper, sua amica di sempre.
L’album Living Proof, dopo un’entrata trionfale nelle classifiche di Billboard, scende in picchiata, e nel maggio 2002 è certificato disco d’oro, avendo venduto 500.000 copie.
In giugno, Cher s’imbarca per la sua ultima fatica live, il Living Proof Farewell Tour: partito con solo 30 date americane, questo tour durerà per ben 3 anni, coprendo innumerevoli volte le città americane e toccando l’Europa e l’Australia nel 2004. Una delle tappe del tour, a Miami, viene registrata dalla NBC e verrà messa in onda su queste reti l’anno successivo.
Alla fine del 2002, Cher viene premiata con il “Lifetime Achievement Award” di Billboard, premio prestigioso per il suoi 40 anni di carriera, e con il “Dance Club Play Artist of the Year” per i suoi continui successi nell’ambito dance. Cher diventa così l’artista donna ad avere maggiori successi in 5 decadi differenti, e le viene attribuita la nomina di “artista dance dell’anno”.
Cher, nel frattempo, viene ingaggiata dai fratelli Farrelly per il loro prossimo film, Stuck On You, con Matt Damon e Gregg Kinnear
Il 2003 è un anno fantastico per Cher. Mentre il Living Proof Farewell Tour continua il suo grande successo, la cantante è impegnata nel film dei fratelli Farrelly, in cui interpreta se stessa.
Nel frattempo, la Warner Bros europea sembra essersi dimenticata di Cher: dopo il discreto successo di “Living proof”, l’etichetta non sponsorizza minimamente alcuna attività musicale della diva.
In scadenza di contratto, la Warner Bros americana decide di creare un nuovo greatest hits,cavalcando l’enorme successo del “Farewell tour”. Il disco esce solo in America l’1 aprile senza nessuna aspettativa commerciale. La NBC, nel frattempo, dopo aver registrato la data di Miami del 9 novembre 2002, manda in onda in prima serata il grandissimo spettacolo, riscuotendo un favoloso successo: 16.6 milioni di spettatori rimangono incollati al video, tra cambi d’abito, un elefante meccanico, ballerini acrobatici e la grande presenza scenica della cantante, in meravigliosa forma sia fisica che vocale.
Il 12 aprile The Very Best Of Cher debutta direttamente al numero 7 di Billboard con 122.000 copie vendute, diventando l’entrata più alta della cantante nelle charts americane (Living proof infatti debuttò al numero 9 l’anno precedente). Il greatest hits supera notevolmente le vendite di One heart di Celine Dion, piazzandosi per ben 2 giorni tra i più venduti nei negozi.
Altro grandioso successo è l’ultimo singolo estratto da Living proof, “When The Money’s Gone”, al numero 1 nella classifica “Dance/Club Play”.
Le settimane successive non fanno che sottolineare l’importanza discografica della star: il disco sale nella top ten raggiungendo il numero 4, e rimanendoci per 2 settimane. E’ di nuovo un record per Cher: Believe, nel 1999, diventò il picco più alto nella carriera della cantante proprio al numero 4, The Very Best Of Cher rimane in questa posizione per ben 2 volte, e resta al numero 1 della classifica dei più venduti su internet per 3 settimane.
Nel luglio 2003, la compilation viene certificata “Disco di Platino”, avendo venduto un milione di copie. Cher non solo è ancora una delle più grandi performer esistenti al mondo, ma è sempre presente nelle top ten delle charts, anche dopo 40 anni di carriera.
E si innesca una reazione a catena: in agosto vengono realizzati altri 2 cd: The Very Best Of Cher Deluxe Edition contenente il greatest hits e il “Farewell tour” live from Miami, e il Cher: Live The Farewell tour, uscito in edizione limitata di 200.000 copie.
Viene poi realizzato il dvd dello stesso concerto, che entra direttamente al numero uno dei dvd musicali, restandoci per 3 settimane. The Very Best Of Cher è diventato rapidamente il greatest hits più venduto dalla diva: ancora oggi in America ha un incremento settimanale di vendita, e ha raggiunto più di 2 milioni di copie vendute.
Alla fine del 2003, ne vengono realizzate altre edizioni: da citare quella europea, contenente 2 cd, e quella inglese, che ottengono ottime posizioni in classifica anche senza una vera e proprio sponsorizzazione. Il successo di questo greatest hits si è esteso per tutto il pianeta: anche in Australia, durante le tappe del “Never can say goodbye” tour, il doppio cd si piazza molto alto nella classifica, raggiungendo il milione di copie vendute.
Anche se Cher ha sempre dichiarato di amare molto il nostro paese (dimostrandolo più di volta), l’Italia non ha mai mostrato lo stesso solido interesse durante la sua quarantennale carriera. Nel 1966, Cher è famosa nel nostro paese soprattutto grazie a “Bang bang (My Baby Shot Me Down)” che, come abbiamo già commentato precedentemente, è un hit mondiale che ha venduto più di un milione di copie. La canzone, scritta da Sonny Bono appositamente per la compagna, tocca il numero 9 della hit parade italiana nel settembre del 1966, e, cavalcandone il successo, svariati artisti ripropongono una loro versione: basti pensare a Dalida, ai Corvi, a Milena Cantù e al gruppo Equipe 84. “Bang bang”, in diverse proposte, diventa ben presto una delle canzoni di maggior successo in quell’anno, e uno dei simboli degli anni Sessanta.
Cher mette piede per la prima volta in Italia nel 1967, per partecipare, col compagno Sonny, al Festival di Sanremo. La cantante si presenta nella gara canora in coppia con Nino Fidenco, presentando la ballata “Ma Piano (Per Non Svegliarmi)”; purtroppo la canzone viene estromessa dalla gara per decisione della giuria; la stessa sorte tocca al “Cammino di Ogni Speranza”, canzone cantata in coppia con Sonny.
Nello stesso anno, Sonny & Cher registrano svariate canzoni in versione italiana; Cher sperimenta la nostra lingua proponendo le nuove versioni di canzoni come “Mama (When My Dollies Have Babies)” e “You’d Better Sit Down Kids”, entrambe hits in terra americana, pubblicando LP in esclusiva per il nostro paese.
La fama ottenuta in questo periodo svanisce rapidamente, e l’Italia resta distante da ogni progetto successivo della cantante per almeno 20 anni. Canzoni di enorme successo come “Gypsys, tramps & thieves” e “Half Breed” restano fuori dal mercato italiano, Cher “l’icona glamour” degli anni 70 è sconosciuta per il nostro pubblico.
Giunge giusto l’eco di “Take Me Home”, nel 1979, in pieno fermento disco, ma la canzone resta fuori inesorabilmente dalle charts.
La diva recupera l’attenzione nel nostro paese grazie al suo trionfo cinematografico: nel 1988, oltre all’Oscar per Stregata Dalla Luna, Cher riceva il David di Donatello come miglior attrice straniera.
Altri film sono molto famosi sui nostri palinsesti: basti pensare a “Le streghe di Eastwick”, “Suspect” e “Dietro La Maschera”, film che hanno ottenuto un grande successo di pubblico e che ancora oggi sono riproposti costantemente sulle nostre televisioni.
Il ritorno in classifica avviene nel 1989 con “If I Could Turn Back Time”: Cher entra timidamente al numero 15 della hit parade e resta in Top 20 per 8 settimane consecutive, in parte anche grazie al video “scandalo” messo in onda non stop dalle reti dell’allora Video Music.
Grazie a questi successi, l’Italia comincia a dirigere l’attenzione verso la diva: i giornali iniziano a parlare di lei, della sua travagliata vita privata e della chirurgia estetica, forse il tema principale di ogni commento, anche ai giorni nostri.
Stranamente, il grandioso successo di “The Shoop Shoop Song (It’s In His Kiss)” lascia indifferente l’Italia, e la stessa cosa avviene per l’album Love Hurts: è strano vedere come il nostro paese, in certi versi, non abbia mai assimilato la presenza costante di Cher nelle classifiche europee, restandone quasi timidamente distante.
Tuttavia, il film “Sirene” del 1991 è uno dei film più conosciuti dal pubblico di casa nostra, e automaticamente la canzone è diventata famosa, anche se non commercialmente. Il silenzio di Cher nei primi anni novanta è noto in ambito internazionale, Italia compresa. Finalmente al suo ritorno, nel 1995, Cher ha un buon riscontro tra il nostro pubblico, grazie a “Walking In Memphis” e “One By One”.
Nel febbraio 1996, la cantante fa ritorno a Sanremo, interpretando “One by One” e l’album che contiene questo singolo, accompagnato da una buona strategia pubblicitaria, raggiunge il numero 16 della hit parade: a fine anno, It’s A Man’S World è al numero 72 nella Top 100 dei più venduti. Questo buon successo apre la strada a quelli che saranno i prossimi anni per la diva nel nostro paese.
Nel 1998, Cher è chiamata ad interpretare Elsa nel raffinatissimo film di Franco Zeffirelli Un Tè Con Mussolini; inoltre la sua presenza viene richiesta nella serata di premiazione dei Telegatti nello stesso anno.
Nel novembre del 1998, “Believe” viene pubblicato anche in Italia. Cher appare in uno dei programmi serali più visti, “Carramba che sorpresa”, presentato da Raffaella Carrà. Il lancio del singolo ha un effetto quasi immediato, infatti alla fine dell’anno si trova catapultato al numero 1 delle charts di casa nostra. “Believe” resta al numero 1 per 11 settimane, trainando l’album omonimo nella Top 10, al numero 6, e facendogli vendere più di 300.000 copie.
Anche i singoli successivi hanno una gran fortuna, “Strong Enough”, nel marzo del 1999, raggiunge il numero 8 delle charts italiane, riscuotendo un grossissimo successo radiofonico e un forte successo nelle discoteche.
A febbraio, la diva è di nuovo a Sanremo, dove interpreta il suo grande successone “Believe”: acclamatissima da 16 milioni di spettatori incollati al video, le vendite dell’album salgono di ancora 50.000 copie.
Così l’anno 1999 è l’anno di Cher anche in Italia: i giornali parlano costantemente di lei; la tv non si stanca di mandare in onda le sue interviste, i suoi video musicali e i suoi grandi film di successo. Nell’estate dello stesso anno, anche “All Or Nothing” riscontra un buon successo radiofonico.
Alla fine di questo straordinario anno, Cher, per la prima volta nella sua carriera, tocca Milano con il suo “Do You Believe” tour: il 4 novembre, al Filaforum d’Assago, più di 7000 persone fanno il tutto esaurito, restando estasiati davanti alla grande presenza scenica della cantante.
Il giorno dopo, viene lanciato The Greatest Hits, insieme al singolo “Dov’è L’Amore”, ed è di nuovo successo.
La raccolta tocca il numero 9 delle charts, vendendo più di 200.000 copie in giro di poco tempo, e il singolo si piazza al numero 8.
Il successo della diva in Italia è sottolineato alla fine dell’anno: l’album Believe è al numero 20 tra i più venduti del 1999, The Greatest Hits è invece al numero 52; il singolo “Believe” si piazza al numero 2 dei più venduti (davanti c’è “Il Mio Nome E’ Mai Più” del trio Ligabue, Jovanotti, Pelù) “Dov’è l’amore” al 54 e “Strong Enough” al 68.
Alla fine del 2000, Cher registra un duetto con l’amico Eros Ramazzotti, “Più Che Puoi”, scritto in collaborazione dalla stessa Cher e da Eros, e cantato per metà in inglese e per metà in italiano. Cher si prodiga ancora una volta con la nostra lingua, che ha spesso dichiarato di amare molto. La canzone ottiene un buonissimo successo di critica e di pubblico. Estratto da Stile Libero di Eros come terzo singolo, raggiunge il numero 19 nel 2001.
Cher torna in grande forma alla fine del 2001 con “The Music’s No Good Without You” e l’album Living Proof: l’attenzione dei media si posa immediatamente sulla diva durante tutto novembre e dicembre. Cher presenta il suo nuovo lavoro a Torno Sabato di Panariello e a Domenika In, condatta da Carlo Conti.
La canzone ha da subito un ottimo successo radiofinico, entra al numero 4 della hit parade nostrana restandoci per alcune settimane e facendo fervore nelle dance charts. L’album invece non ottiene un riscontro, entra debolmente al numero 27, per poi uscire dalla Top 50 dopo solo 3 settimane di permanenza. La mancanza di singoli successivi fa inesorabilmente svanire il buon lavoro dall’occhio del pubblico e dai giornali.
Dopo il 2002, Cher sembra scomparsa dal mondo della musica, almeno da quanto si intuisce dalla scarsa attenzione che la stampa italiana le riserva. Come ben sappiamo, non è affatto così. Purtroppo però, la strategia del “Farewell Tour”, che ha toccato con enorme successo l’Europa nel 2004, non ha compreso l’Italia che è rimasta tagliata fuori dalle ultime esibizioni della cantante. La raccolta The Very Best Of Cher, che ha collezionato milioni di copie vendute anche con poca sponsorizzazione, è stata ugualmente pubblicata in Italia senza nessun riscontro commerciale.

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